Da eterna esclusa ho da subito cercato di inserire Bianca
nei gruppi. Gruppi di massaggio neonatale quando aveva pochi mesi, gruppi di
gioco pomeridiani, corsi e attività varie. Volevo salvare lei dall'infausto
destino di essere quella che si sente sempre diversa, sempre fuori posto,
sempre fuori dal gruppo. Ho cercato di forzare un po' la mano per evitare che
potesse avere simpatie ed antipatie perché tutti i bambini sono uguali. Poi ho
capito che stavo sbagliando...
che cercavo di imporre un modo di comportarsi che non appartiene a mia figlia come non è mai appartenuto a me. Io ho impiegato tutti i miei 42 anni a capire perché io, perché succedeva sempre a me. Semplicemente perché si nasce introversi o estroversi, con tutte le variabili possibili, ma con un DNA difficile da cambiare. I bambini come me e forse come Bianca non amano i grossi gruppi, la confusione, il confronto e la competizione. Sbagliato? Forse, sicuramente per la nostra cultura sì, noi che dobbiamo essere sempre sorridenti, attivi, partecipativi, sportivi e competitivi. E spesso, involontariamente, facciamo sentire sbagliati chi non è così. Ma pensiamo alle culture orientali e a quanto siano diametralmente opposte alla nostra. Quindi non c'è giusto o sbagliato, ma chi è stato/è come me paga il prezzo di sentirsi sempre un po' fuori posto. Sto rivedendo il mio modo di comportarmi con Bianca e cerco di non forzarla a fare cio' che non vuole. Avrà modo di mostrare altre doti e qualità che non saranno necessariamente legate ad attività di gruppo. Credo che non perdere la propria identità sia prioritario rispetto all'appartenenza ad un gruppo, se questa deve essere forzata. Io sono l'ultima mamma che al parco parla con le altre... e allora? Vivo bene lo stesso, osservo più a lungo e quando approccio una mamma so già molto di lei perché una grande dote degli introversi è proprio la sensibilità e l'empatia, la capacità di leggere gli altri con notevole anticipo. La mia autostima è stata fortemente minata ma è accaduto soprattuto perché venivo forzata a fare ciò che non volevo, come ad esempio gli sport di gruppo, che dovevo fare perché ero troppo timida e impacciata. Ma il risultato è esserlo diventata ancora di più. Non a caso il mio sport preferito è il nuoto. Acqua, silenzio e pensieri che scorrono.
che cercavo di imporre un modo di comportarsi che non appartiene a mia figlia come non è mai appartenuto a me. Io ho impiegato tutti i miei 42 anni a capire perché io, perché succedeva sempre a me. Semplicemente perché si nasce introversi o estroversi, con tutte le variabili possibili, ma con un DNA difficile da cambiare. I bambini come me e forse come Bianca non amano i grossi gruppi, la confusione, il confronto e la competizione. Sbagliato? Forse, sicuramente per la nostra cultura sì, noi che dobbiamo essere sempre sorridenti, attivi, partecipativi, sportivi e competitivi. E spesso, involontariamente, facciamo sentire sbagliati chi non è così. Ma pensiamo alle culture orientali e a quanto siano diametralmente opposte alla nostra. Quindi non c'è giusto o sbagliato, ma chi è stato/è come me paga il prezzo di sentirsi sempre un po' fuori posto. Sto rivedendo il mio modo di comportarmi con Bianca e cerco di non forzarla a fare cio' che non vuole. Avrà modo di mostrare altre doti e qualità che non saranno necessariamente legate ad attività di gruppo. Credo che non perdere la propria identità sia prioritario rispetto all'appartenenza ad un gruppo, se questa deve essere forzata. Io sono l'ultima mamma che al parco parla con le altre... e allora? Vivo bene lo stesso, osservo più a lungo e quando approccio una mamma so già molto di lei perché una grande dote degli introversi è proprio la sensibilità e l'empatia, la capacità di leggere gli altri con notevole anticipo. La mia autostima è stata fortemente minata ma è accaduto soprattuto perché venivo forzata a fare ciò che non volevo, come ad esempio gli sport di gruppo, che dovevo fare perché ero troppo timida e impacciata. Ma il risultato è esserlo diventata ancora di più. Non a caso il mio sport preferito è il nuoto. Acqua, silenzio e pensieri che scorrono.
Mia
figlia? troppo piccola ancora, vivo con lei il quotidiano e assecondo la sua
crescita e la sua evoluzione come essere umano.
Con un occhio di riguardo in più
e con molto rispetto. Ho chiesto a lei per prima il permesso di poterle organizzare la festa per il suo compleanno. Mi ha detto
di sì e l'ho fatto. Viceversa avrei disdetto tutto. Ma sono felice che abbia
accettato.
2 commenti:
Chissà perché spesso ci fanno paura dei nostri figli le cose che sono nostre e che magari sono quelle più difficili ma che ci hanno portato ad essere come siamo oggi...
Un abbraccio!
... E quello che siaamo oggi in fondo non mi dispiace, fa parte della mia storia. Credo che sia così forte l'amore per i nostri figli da volergli evitare qualsiasi sofferenza, specialmente se si intravedono le medesime difficoltà
Un abbraccio
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